domenica 16 marzo 2014

OMOCISTEINA ALTA, RISCHIO CARDIOVASCOLARE E DIETA


L'iperomocisteinemia (alta concentrazione di omocisteina nel sangue) è un fattore di rischio cardiovascolare emergente, che può dipendere da carenze di nutrienti nella dieta.
Alcuni nutrienti (colina, betaina e alcune vitamine del gruppo B) sono fondamentali per mantenere sotto controllo i livelli di omocisteina e vantano il claim salutistico "contribuisce al normale metabolismo dell’omocisteina", autorizzato dall'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sulla base di consistenti evidenze scientifiche.

L'omocisteina è un aminoacido non proteico prodotto dal metabolismo della metionina, aminoacido solforato essenziale che viene introdotto nel nostro organismo con la dieta. 
La concentrazione plasmatica di omocisteina è il risultato di una stretta relazione tra le abitudini dietetiche e fattori genetici predisponenti e un'alta concentrazione di omocisteina nel sangue può dipendere da una dieta non sufficientemente ricca di acido folico e di altre vitamine del gruppo B.

L'iperomocisteinemia (alta concentrazione di omocisteina nel sangue) è oggi considerata un fattore di rischio cardiovascolare emergente, forte e indipendente associato all'insorgenza di malattie cardiovascolari (aterosclerosi coronarica ed infarto miocardico), cerebrovascolari (ictus cerebrale) e vascolari periferiche (trombosi arteriose e venose).
Si stima che le persone con iperomocisteinemia abbiano un rischio circa doppio di sviluppare una malattia cardiovascolare rispetto a chi ha dei valori normali e questa condizione è ormai accettata dalla comunità scientifica come ulteriore fattore di rischio che si aggiunge agli altri ben noti fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione arteriosa, diabete mellito, colesterolo alto, fumo).

Da una revisione scientifica dei ricercatori del Iberoamerican Cochrane Network, tesa a valutare l’efficacia clinica di interventi mirati ad abbassare il livello di omocisteina in persone con o senza preesistenti malattie cardiovascolari, non sono emerse per il momento prove a sostegno di trattamenti che riducono i livelli di omocisteina per la prevenzione di eventi cardiovascolari.

L'iperomocisteinemia resta però una condizione associata ad un aumentato rischio cardiovascolare, ed è per questo considerata un marker di rischio cardiovascolare in vari programmi di screening: è quindi importante sapere quali sono i nutrienti (vitamine e non solo) che aiutano a tenere sotto controllo la concentrazione di omocisteina nel sangue e la cui carenza può essere associata a iperomocisteinemia.

Alcuni nutrienti, in seguito ad esame e autorizzazione dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), possono vantare l'health claim "contribuisce al normale metabolismo dell'omocisteina". 

Vediamo di seguito quali sono, come agiscono e dove si trovano (fonti alimentari).

Betaina: ha origine dall'ossidazione della colina nei mammiferi e può agire come donatore di un gruppo metilico nel processo di rimetilazione dell'omocisteina nel fegato.
Tale meccanismo di azione supporta le numerose evidenze scientifiche da studi sull'uomo che hanno mostrato la significativa riduzione delle concentrazioni plasmatiche di omocisteina a seguito della somministrazione di betaina.
Va ricordato però che dosi giornaliere di 6 g di betaina sembrano determinare un aumento del colesterolo totale e LDL ematico, cosa che non si verifica a dosi significativamente più basse (4g/d). Per questo motivo è prevista per la betaina un'avvertenza supplementare
Fonti alimentari di betaina: Quinoa, barbabietola, broccoli, spinaci, cereali e frutti di mare.

Colina: funge da precursore della betaina, di cui è noto il meccanismo d'azione sul metabolismo dell'omocisteina.
In accordo con ciò, diete prive o carenti in colina si associano ad un aumento dell'omocisteinemia e da studi effettuati risulta una correlazione inversa tra l'apporto
alimentare di colina e la concentrazione di omocisteina nel sangue.
Fonti alimentari di colinatuorlo d'uovo, semi di soia, fegato di vitello e di tacchino, lecitina.

Acido folico e folati: il 5-metil-tetraidrofolato è un importante intermedio della via metabolica folato-dipendente per la produzione di metionina da omocisteina.
Fonti alimentari di acido folico e folati: frattaglie (rene, fegato), verdure a foglia verde (lattuga, spinaci, broccoli), legumi e uova.

Vitamina B12: la metilcobalamina, una forma coenzimatica della vitamina B12, è anch'essa coinvolta nella rimetilazione dell'omocisteina a metionina, che richiede come cofattori sia il folato sia la vitamina B12.
Fonti alimentari di Vitamina B12: alimenti di origine animale, soprattutto fegato.

Vitamina B6: è essenziale per una via metabolica alternativa per la rimetilazione dell'omocisteina a metionina (ciclo della transulfurazione).
Fonti alimentari di Vitamina B6: alimenti a base di farine integrali, alcuni frutti tropicali (avocado, banane), nocciole, germe di grano, lievito di birra e carote, ma anche riso, lenticchie, tonno, salmone e gamberetti. 

In conclusione, la carenza di folati e acido folico, vitamina B12, vitamina B6, colina e betaina è alla base di un'alterata rimetilazione dell'omocisteina, che dopo un primo accumulo intracellulare viene riversata nel sangue in quantità dipendenti dalla severità della carenza ma anche dalla coesistenza di fattori genetici e di altri fattori che possono interferire con il metabolismo dell'omocisteina.

In caso di iperomocisteinemia (omocisteina alta) può essere quindi utile appurare se tra i vari fattori in gioco vi è una carenza di questi nutrienti, fondamentali per garantire un normale metabolismo dell'omocisteina e per prevenire l'iperomocisteinemia.


Jean-Charles Fruchart, PhD; Melchior C. Nierman, MD; Erik S. G. Stroes, MD, PhD;John J. P. Kastelein, MD, PhD; Patrick Duriez, Atherosclerosis: Evolving Vascular Biology and Clinical Implications - New Risk Factors for Atherosclerosis and Patient Risk Assessment. Circulation, Cap. 109, 2004
Interventi per ridurre l’omocisteina per la prevenzione degli eventi cardiovascolari, www.omocisteina.net, 2013
EFSA Journal 2011
Image Courtesy of rakratchada torsap/FreeDigitalPhotos.net


lunedì 3 marzo 2014

CARENZA DI IODIO? NON SOLO GOZZO E RITARDO MENTALE...


Lo iodio è un microelemento fondamentale per il buon funzionamento della tiroide e per la prevenzione del gozzo, ma non solo. 
Lo iodio è importantissimo per il corretto sviluppo del sistema nervoso e la carenza di iodio, oltre ad essere un'importante causa di ritardo mentale, deficit cognitivi e neurologici, è risultata associata ad un maggior rischio di sviluppare alcuni tumori, tra cui il carcinoma della tiroide e della mammella.

La carenza di iodio è largamente diffusa nei paesi in via di sviluppo, in particolare Africa, Asia centrale e Sud-Est Asiatico, ma rappresenta un problema di interesse collettivo anche nei paesi industrializzati. Anche in Europa infatti sono presenti paesi "a rischio", noti per la iododeficienza, tra cui Germania, Francia, Belgio e Italia. In quest'ultima si stima che siano circa 6 milioni le persone che soffrono di gozzo, ovvero più del 10% della popolazione).


Perchè lo Iodio è così importante?

Perché un apporto insufficiente di Iodio può generare una serie di disordini allo stato di salute dell’individuo in tutte le fasce di età.
Le manifestazioni cliniche della carenza di iodio, o "disordini da carenza iodica", la cui gravità e sintomatologia sono variabili a seconda del grado di carenza di iodio, sono numerose.
Mentre nell’individuo adolescente ed adulto la carenza iodica è principalmente causa del gozzo e di anomalie connesse al malfunzionamento della tiroide (ipotiroidismo), un inadeguato apporto di iodio in donne in stato di gravidanza o durante l’allattamento può avere conseguenze anche molto gravi sulla salute del neonato e del bambino.
La carenza di iodio della madre e il conseguente ipotiroidismo può causare infatti danni neurologici irreversibili durante lo sviluppo del feto e del neonato, che si possono manifestare con perdita di udito, difficoltà di apprendimento, disordini della mielinizzazione e ritardo mentale.
Lievi carenze di iodio, come quelle che si riscontrano comunemente in Italia, possono portare a deficit intellettivi e problemi neurologici minori.

La carenza di iodio è considerata inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo non solo di disturbi benigni della tiroide ma anche di carcinoma della tiroide: nelle aree dove il gozzo è endemico per carenza di iodio, vi è purtroppo una maggior incidenza di tumori della tiroide.
La carenza di iodio è risultata inoltre associata ad una maggiore incidenza di patologie benigne o maligne del tessuto mammario, che vanno dalla mastopatia fibrocistica, ad alterazioni strutturali e funzionali della ghiandola mammaria sino al tumore al seno (carcinoma mammario).


Quanto iodio è necessario per mantenersi in salute ?

Per garantire un corretto funzionamento della tiroide, il fabbisogno giornaliero di iodio fissato per adolescenti e adulti è di 150 microgrammi.
Tale fabbisogno è aumentato in particolari condizioni fisiologiche, come la gravidanza e l'allattamento, per garantire un normale sviluppo del bambino.


Dove si trova lo iodio?

La principale fonte di iodio per l'uomo è la dieta.
A tal proposito si ricorda che il contenuto di iodio negli alimenti è estremamente variabile a seconda del terreno in caso di alimenti di origine vegetale, a seconda dell'alimentazione in caso di alimenti di origine animale.
Le principali fonti alimentari di iodio sono i pesci di mare e i crostacei, seguiti da uova, latte e carne. Frutta e verdura ne contengono quantità minori.
Non bisogna però dimenticare che ci sono alcuni alimenti, definiti alimenti gozzigeni, che possono inibire l'assorbimento dello iodio alimentare.
Essi sono principalmente cavoli, rape, broccoli, broccoletti (Brassicaceae o Cruciferae) e il loro effetto gozzigeno è attribuito al contenuto in isotiocianati, molecole che legano lo iodio.
Le Crucifeare non sono tuttavia da demonizzare, viste le proprietà antitumorali e salutistiche ad esse attribuite e visto il consumo comunque "limitato" nella dieta media, anzi...
La quantità media di iodio assunta con la dieta risulta comunque insufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero di iodio.


Come fare allora per soddisfare il fabbisogno di iodio? Servono gli integratori alimentari di iodio?

Per prevenire la carenza di Iodio è sufficiente consumare, nell'ambito di una dieta variata e bilanciata, il sale iodato (arricchito di iodio) al posto del sale comune.
Il sale iodato ha lo stesso gusto del sale comune ma apporta 30 microgrammi/grammo di iodio (1/5 del fabbisogno giornaliero dell'adulto), ciò consente un apporto di iodio adeguato con un consumo di sale che non supera i limiti raccomandati.
L’assunzione di sale iodato non è quindi in contrasto con la raccomandazione generale di ridurre il consumo di sale a non più di 4-5 gr. al giorno, finalizzata alla prevenzione dell'ipertensione e delle malattie cardiovascolari.
Sono presenti inoltre sul mercato integratori alimentari con elevate quantità di iodio, solitamente a base di alghe e commercializzati con lo scopo di facilitare il dimagrimento, stimolando la produzione di ormoni tiroidei e di conseguenza il metabolismo.
Tali integratori a base di iodio devono sempre essere utilizzati con particolare cautela e possibilmente sotto controllo medico. L'eccessiva assunzione di iodio può infatti aggravare un eventuale ipertiroidismo, portando anche a gravi conseguenze.


Mangio spesso in mensa o al ristorante? Devo chiedere il sale iodato?

Al giorno d’oggi non dovrebbe essercene bisogno.
Dovrebbe infatti essere la norma poter trovare in mense e ristoranti sale da tavola iodato.
Purtroppo invece sono ancora tante le piccole attività di ristorazione che per disinformazione non mettono a disposizione della clientela sale iodato.
Detto ciò è utile ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’impiego di sale iodato (ovvero arricchito in Iodio) nella preparazione di alimenti al fine di eradicare i disturbi dovuti alla carenza di Iodio.
E’ inoltre presente una normativa nazionale (Legge n. 55 del 21 marzo 2005  e s. m e i.) che ha per oggetto le “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”, così riassumibili:
- Promozione di sale arricchito su tutto il territorio nazionale
- Obbligo per i punti vendita di sale destinato al consumo diretto di assicurare la contemporanea disponibilità di sale arricchito con iodio e di sale alimentare comune; quest'ultimo è fornito solo su specifica richiesta del consumatore.
- Disponibilità nell'ambito della ristorazione pubblica, quali bar e ristoranti e di quella collettiva, quali mense e comunità, di sale arricchito con iodio per i consumatori.
- Negli espositori dei punti vendita di sale alimentare, presenza di locandina diretta ad informare la popolazione sui principi e sugli effetti della iodoprofilassi
- Impiego di sale arricchito con iodio consentito quale ingrediente nella preparazione e nella conservazione dei prodotti alimentari.

Quindi, in conclusione, per prevenire la carenza di iodio... poco sale, ma sempre iodato.

Fonti:
Iodine deficiency in pregnancy and the effects of maternal iodine supplementation on the offspring: a review; Michael B Zimmermann, Am J Clin Nutr 2009;89(suppl):668S–72S.
Iodine: Deficiency and Therapeutic Considerations, Lyn Patrick, ND, Alternative Medicine Review Volume 13, Number 2 2008
Iodio e Salute, Gruppo di Lavoro per l’attuazione della legge 21 marzo 2005, n.55 “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico ed altre patologie da carenza iodica” operativo presso il Ministero della Salute.

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