martedì 17 dicembre 2013

ALIMENTAZIONE E INVECCHIAMENTO CUTANEO: ECCO GLI AMICI E I NEMICI DELLA PELLE


Una alimentazione ricca in Vitamina C e acido linoleico e a ridotto contenuto di grassi e carboidrati è fondamentale per contrastare l’invecchiamento cutaneo e migliorare l’aspetto della pelle.


Questi sono i risultati di uno  studio sul legame tra alimentazione e invecchiamento cutaneo, condotto su donne dai 40 ai 74 anni, nel corso del quale il grado di invecchiamento cutaneo “apparente” è stato valutato in base a tre parametri fondamentali: la rugosità della pelle, la secchezza della pelle e l’atrofia cutanea.
In particolare, un apporto elevato di vitamina C è risultato associato ad una minor rugosità e secchezza della pelle, mentre un apporto elevato di acido linoleico è risultato correlato ad una minor secchezza della pelle e atrofia cutanea. Al contrario elevati apporti di grassi e carboidrati sono risultati associati ad un maggior invecchiamento cutaneo. 
Tali effetti sono apparsi indipendenti da fattori socio-economici come l’età, la razza, il livello culturale, l’utilizzo di integratori alimentari, il B.M.I., l’attività  fisica e l’apporto energetico, alcuni dei quali sono notoriamente legati all’invecchiamento cutaneo.
E’ quindi utile, in primis per la nostra salute, ma anche per mantenere una pelle giovane ed elastica, una alimentazione bilanciata, ricca di frutta, verdura e frutta a guscio (fonti alimentari di vitamina C e acido linoleico) e a contenuto ridotto di carboidrati e di grassi, prediligendo ai grassi animali gli oli vegetali non idrogenati.
Fonte:

Am J Clin Nutr October 2007 vol. 86 no. 4 1225-1231
Dietary nutrient intakes and skin-aging appearance among middle-aged American women
Maeve C Cosgrove, Oscar H Franco, Stewart P Granger, Peter G Murray, and Andrew E Mayes
Image Cortesy of stockimages/FreeDigitalPhotos.net

sabato 14 dicembre 2013

LA DANZA RIDUCE IL RISCHIO DI DEMENZA




Ballare spesso protegge il cervello: la danza riduce in modo significativo il rischio di demenza, preservando le funzioni cerebrali, le capacità intellettive e cognitive.


Ballare fa bene, al corpo e allo spirito. Quante volte lo avete sentito dire?
Eh si, la danza, riduce lo stress e aumenta il livello di serotonina, donando a chi la pratica un grande senso di benessere.
Ma da un autorevole studio del New England Jornal of Medicine, la danza avrebbe quel qualcosa in più, dei benefici aggiuntivi, rispetto ad altri sport e ad altre attività: ballare frequentemente aumenta le capacità mentali a tutte le età e riduce il rischio di demenza e di morbo di Alzheimer.

Lo studio ha voluto analizzare l'influenza sulle funzioni cerebrali di varie attività fisiche, intellettuali e ricreative, dalla lettura ai cruciverba, dal tennis al nuoto, dal giocare a carte al fare i lavori di casa.
Il risultato è stato sorprendente: quasi nessuna delle attività studiate ha mostrato un significativo e consistente effetto protettivo nei confronti del rischio di demenza, ad eccezione della danza, se praticata frequentemente, che ha mostrato la maggiore riduzione del rischio di demenza.
Ecco un estratto dei risultati che riporta l'entità della riduzione del rischio di demenza:

  • Lettura: 35%
  • Ciclismo e nuoto: 0%
  • Cruciverba almeno 4 volte a settimana: 47%
  • Golf: 0%
  • Ballare frequentemente: 76%

I numeri parlano da soli. La danza, praticata il più spesso possibile, è il miglior mezzo di "prevenzione" della demenza, ovvero del declino delle funzioni cerebrali.
Questo perchè la danza coinvolge all'unisono numerose funzioni cerebrali, o intelligenze (l'intelligenza cinestetica, quella razionale, quella musicale e quella emozionale) aumentando la connettività neuronale e quindi le connessioni cerebrali.

Ma, per chi fosse negato o poco interessato alla danza, è bene ricordare che per mantenere in forma il cervello è importantissimo imparare sempre qualcosa di nuovo. Non solo la danza, ma qualunque cosa, anche se in futuro non servirà mai.
Cimentarsi in qualche corso, anche solo per tenere allenata la propria mente, sfidare la propria mente facendola uscire dai soliti percorsi, dalle strade più battute, determinerà un fabbisogno di nuovi percorsi neuronali stimolando la formazione di nuove connessioni cerebrali.
Non abbiate poi paura di "finire" in classi troppo avanzate per il vostro livello, qualunque cosa stiate imparando: i corsi "difficili", saranno anche più faticosi, ma stimoleranno al meglio la creazione di nuove connessioni cerebrali.

Fonte: 
"Use It or Lose It: Dancing Makes You Smarter" Richard Powers July 30, 2010
http://socialdance.stanford.edu/syllabi/smarter.htm 
www.glossario.paginemediche.it

giovedì 12 dicembre 2013

ATTENZIONE ALL’ACIDO FOLICO, ANCHE PER I FUTURI PAPÀ



Anche la dieta e lo stile di vita del futuro papà, in particolare la carenza di acido folico, possono avere un impatto negativo sulla salute del nascituro.

La carenza di acido folico durante i primi mesi di gravidanza è purtroppo associata ad alcune malformazioni congenite come la spina bifida. Per questo motivo molti specialisti raccomandano l’assunzione di integratori alimentari di acido folico a donne intenzionate a intraprendere una gravidanza o già in gravidanza, in modo da essere sicuri di coprirne il fabbisogno.

Un nuovo studio, per ora su un modello animale, rivoluziona le attuali conoscenze sul legame tra carenza di acido folico e difetti congeniti, affermando che  anche la dieta dell’uomo può avere un impatto negativo sulla salute del bambino, e in particolare,  che anche una carenza di acido folico nel futuro padre può incrementare il rischio di malformazioni congenite nel nascituro.

Alla base di tutto ciò ci sarebbe l’influenza degli stili di vita, in particolare della dieta, sull’epigenoma degli spermatozoi, una sorta di “memoria” dello stile di vita e delle scelte alimentari del futuro papà, che può influenzare le modalità con cui certi geni sono attivati e certe informazioni sono passate alla prole e quindi il futuro sviluppo del bambino.

Di conseguenza, i futuri, o meglio, aspiranti papà dovrebbero fare attenzione alla dieta e allo stile di vita tanto quanto le future mamme.

Fonte:
Whiteman, H. (2013, December 10). "Low folate in male diet linked to risk of offspring birth defects." Medical News Today. Retrieved from
Image Courtesy of Sattva/FreeDigitalPhotos.net

martedì 10 dicembre 2013

VITAMINA C E GASTRITE: QUALE LEGAME ?



La vitamina C, o acido ascorbico, è una molecola nota per le sue proprietà antiossidanti, ma non solo. La carenza di vitamina C è una condizione associata a varie forme di gastrite e studi sul legame tra vitamina C e gastrite hanno evidenziato un importante ruolo protettivo di questa vitamina nei confronti della mucosa gastrica.

La vitamina C (acido ascorbico) è riconosciuta per le sue numerose funzioni biologiche: è importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e fondamentale per  la sintesi di collagene nell'organismo.
E’ inoltre un importante antiossidante,  in grado di ridurre vari composti ossidanti e di diminuire la formazione di nitrosammine (molte delle quali sono cancerogene) nello stomaco e nell’intestino.
La vitamina C inoltre sembra ricoprire un ruolo importante nell’insorgenza della gastrite e nel relativo trattamento.

Il legame tra vitamina C,  gastrite e ulcera peptica non è affatto una nuova “scoperta scientifica”, ma piuttosto una vecchia conoscenza oscurata dalle più recenti evidenze scientifiche conseguenti la scoperta dell’Helicobacter pylori.
La relazione tra vitamina C e gastrite è stata infatti ampiamente studiata nella prima metà del secolo scorso ma la maggior parte della letteratura scientifica ad essa attinente è andata persa, soppiantata dai nuovi studi.
La carenza di vitamina C è risultata associata a tutte le forme di gastrite (ed esempio gastrite autoimmune, gastrite da agenti chimici, gastrite infettiva) e sarebbe dovuta in parte ad un apporto insufficiente, in parte ad un aumentato fabbisogno metabolico e in parte alla distruzione nel tratto gastrointestinale.
Nel caso delle gastriti infettive, le alterazioni a livello gastrico del metabolismo della vitamina C associate alla gastrite sono regredite con l’eradicazione dell’Helicobacter pylori .
La terapia con inibitori della pompa protonica ha mostrato di poter invece aggravare queste alterazioni.

Alla luce di tutto ciò, una dieta naturalmente ricca in vitamina C (acido ascorbico) è risultata associata ad un effetto protettivo nei confronti dell’atrofia del corpo gastrico e ad una minore incidenza di cancro gastrico.
Ciò sarebbe dovuto alla capacità della vitamina C di ridurre il danno ossidativo alla mucosa gastrica, “catturando” i composti dell’azoto carcinogeni e i radicali liberi, ma anche attenuando le reazioni infiammatorie a cascata indotte da agenti infettivi come l’ Helicobacter pylori.
L’integrazione alimentare  con vitamina C è risultata potenzialmente associata a una minore incidenza di sanguinamento da ulcera peptica, mentre la vitamina C dosi farmacologiche potrebbe migliorare l’efficacia della terapia per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori.
Visto che, senza cadere nell’eccesso, la vitamina C è una molecola dalle molteplici proprietà, è utile ricordare, che si soffra o no di gastrite, le fonti alimentari più ricche di vitamina C: guava, ribes, peperoni, kiwi, cavolfiori e crucifere, lattuga, fragole, arance, limoni, pomodori ecc.).
Questo è un esempio di come, anche quando si parla di scienza, guardare al passato può aiutare a percorrere la strada più attuale.

Fonti:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22543844
Dig Dis Sci. 2012 Oct;57(10):2504-15. Epub 2012 Apr 28.
Vitamin C, gastritis, and gastric disease: a historical review and update.Abstract
Aditi A, Graham DY Departments of Medicine, Washington University School of Medicine, St. Louis, MO, USA. 
http://it.wikipedia.org/wiki/Acido_ascorbico
Image Courtesy of Maggie Smith/FreeDigitalPhotos.net

mercoledì 4 dicembre 2013

LA VITAMINA D: PREZIOSA ALLEATA DEL CERVELLO


La Vitamina D ricopre un ruolo fondamentale per il mantenimento della salute delle ossa. E’ stata studiata per la sua funzione immunomodulatrice e la carenza di vitamina D è stata collegata ad un aumentato rischio di malattie autoimmuni, di morbo di Alzheimer, di malattie cardiovascolari e di alcuni tumori, ma non solo.

A ciò si aggiunge un nuovo studio dell’Università del Kentucky, condotto su un modello animale, secondo cui bassi livelli di vitamina D possono determinare danni da radicali liberi  a carico del cervello e un peggioramento delle funzioni cognitive.
Poiché la carenza di vitamina D è piuttosto diffusa tra gli anziani, risultano di fondamentale importanza alcuni accorgimenti per garantire adeguati livelli di vitamina D in modo da prevenire danni ossidativi al cervello e le relative conseguenze:
  • Esporsi alla luce solare almeno 10-15 minuti ogni giorno, ad esempio facendo passeggiate all’aria aperta
  • Assumere, nell’ambito di una dieta bilanciata, fonti alimentari di vitamina D (pesci grassi, uova, latte, fegato, verdure verdi)

Per le persone più vulnerabili, che per stile di vita, per motivi climatici o per necessità individuali si espongono raramente alla luce del sole e che seguono un regime alimentare privo o carente di fonti alimentari di Vitamina D, è possibile valutare insieme al proprio medico di fiducia la necessità di un analisi del proprio livello plasmatico di Vitamina D al fine di escludere stati carenziali.

In caso di carenza, vista l’importante funzione biologica di questa vitamina, si deve considerare un adeguamento della dieta e, se possibile dello stile di vita, o il ricorso ad integratori alimentari.
E’ fondamentale in questo caso, non cadere nell’eccesso di Vitamina D. In prima istanza perché essendo una vitamina liposolubile, può facilmente dar luogo a disturbi da ipervitaminosi (calcificazione dei tessuti molli). 
Inoltre perché in base ad un recente studio, livelli plasmatici superiori ai 21 nanogrammi/millilitro determinerebbero un aumento di proteina C reattiva, marker di infiammazione associato all’indurimento dei vasi sanguigni e ad un aumentato rischio cardiovascolare.

Fonti:
Weber, Belinda. "Low vitamin D levels may damage the brain." Medical News Today. MediLexicon, Intl., 4 Dec. 2013. Web.
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martedì 3 dicembre 2013

ENERGY DRINK NEMICI DEL CUORE ?


Il consumo di energy drink determina nei consumatori adulti sani, a distanza di un’ora dal consumo, un significativo aumento della velocità di contrazione cardiaca, determinando un maggiore sforzo del ventricolo sinistro.
Questo è il risultato di uno studio americano sugli effetti degli energy drink sulla funzione cardiaca, condotto a seguito delle numerose emergenze sanitarie dovute al consumo di queste bevande, che hanno l’aspetto di normali bibite ma si contraddistinguono da queste per la presenza di ingredienti bioattivi, come taurina e caffeina.

Quest’ultima è presente negli energy drink in quantità tre volte maggiori rispetto ad altre bibite “eccitanti” come caffè e coca cola e può causare, se consumata in eccesso, effetti collaterali come tachicardia, palpitazioni, aumento della pressione arteriosa, e in alcuni casi, conseguenze anche più gravi, come la morte improvvisa.

Visto l’impatto a breve termine di queste bevande sulla contrattilità cardiaca, evidenziato da questo studio, è importante che i bambini e i soggetti affetti da aritmie cardiache evitino il consumo di queste bevande poiché tale effetto può condurre ad aritmie cardiache.
Ulteriori studi sono necessari per poter in futuro determinare anche gli effetti a lungo termine del consumo di energy drink , che, se appena usciti erano solo in voga tra i consumatori più giovani, con un minor rischio cardiovascolare “di base”, adesso sono consumati da un sempre crescente numero di adulti.

Fonti:

MLA
Ellis, Marie. "Energy drinks alter heart function, study shows." Medical News Today. MediLexicon, Intl., 2 Dec. 2013. Web.
Caffeine and Taurine Containing Energy Drink Improves Systolic Left-ventricular Contractility in Healthy Volunteers Assessed by Strain Analysis Using Cardiac Magnetic Resonance Tagging (CSPAMM), Jonas Dörner, et al., RSNA, 2 December 2013, abstract.
Image Courtesy of David Castillo Dominici/FreeDigitalPhotos.net

domenica 1 dicembre 2013

PERCHE' NON BERE LATTE ?


Il latte è un complesso sistema di nutrienti che promuove la crescita cellulare stimolando il complesso mTORC1. Per questo la sua assunzione in età adulta potrebbe sortire effetti avversi sulla salute umana.



Il latte, alimento ampiamente diffuso nella tradizione alimentare italiana, è stato volutamente escluso da alcune diete piuttosto rinomate perchè ritenuto una fonte di "fattori di crescita", che favoriscono la proliferazione cellulare e che potrebbero quindi favorire o peggiorare malattie neoplastiche.

Un recentissimo studio pubblicato sul Nutrition Journal approfondisce le funzioni nutritive di questo complesso sistema di nutrienti sviluppato per promuovere la crescita postnatale dei mammiferi,  e lo definisce non tanto un alimento ma più che altro un sistema di trasfezione genica che attiva i processi metabolici guidati dal complesso molecolare mTORC1.

Che cos'è mTORC1?
E' un complesso molecolare costituito in parte da mTOR (acronimo di mammalian target of rapamycinbersaglio della rapamicina nei mammiferi), protein-chinasi che regola la crescita, la proliferazione, la motilità e la sopravvivenza delle cellule, la sintesi proteica e la trascrizione, e presenta caratteristiche analoghe ad essa. Esso funziona da sensore per nutrienti, energia, livello red-ox e controlla la sintesi proteica. 
L'attività di questo complesso è stimolata da insulina, fattori di crescita, siero, acido fosfatidico, aminoacidi (in particolare la leucina) e stress ossidativo. E' invece inibita da un basso livello di nutrienti, da una carenza di fattori di crescita, da stress riduttivo, e da alcune sostanze come la caffeina, la rapamicina e la curcumina.


Come mai il latte stimola l'attività di mTORC1?

Il latte contiene dei messaggeri che stimolano il complesso mTORC1 per la crescita post-natale: essi sono gli aminoacidi ramificati delle proteine del latte e i "microRNAs esosomali" prodotti dalla ghiandola mammaria.
Se quindi il latte, rispetto alle formule artificiali per l'infanzia, rimane un alimento ineguagliabile per promuovere lo sviluppo ottimale del neonato e per il suo effetto protettivo nei confronti di alcune patologie in cui questo può incorrere (allergie, asma ma non solo), potrebbe non essere affatto un alimento ottimale per l'uomo adulto.
Dal punto di vista evolutivo infatti, il consumo prolungato di latte e latticini nell'adolescenza e nell'età adulta, è un comportamento relativamente "nuovo", incrementato negli anni '50 a seguito dell'introduzione della refrigerazione, che può sortire effetti avversi a lungo termine sulla salute umana.

Una aumentata stimolazione del complesso mTORC1 è stata riconosciuta come una delle principali cause dello sviluppo delle "malattie da civilizzazione", ovvero malattie autoimmuni, infiammatorie e neoplastiche.
A supporto di ciò, l'inibizione farmacologica di mTOR è risultata fondamentale per sopprimere la crescita di molti tipi di tumori, e questa protein-chinasi è il bersaglio di vari farmaci sperimentali, oltre alla rapamicina.


Ciò dovrebbe portare non tanto a demonizzare il latte in sè e per sè, che non è l'unico "stimolatore" di mTOR, ma a rivalutare complessivamente il proprio stile di vita e la propria dieta nell'ottica di tenere sotto controllo i fattori, svariati, che stimolano questo complesso.


A questo scopo è necessario limitare ogni eccesso alimentare (facendo particolare attenzione agli apporti di zuccheri, di aminoacidi e agli alimenti contenenti "fattori di crescita") e adottare una dieta ricca di alimenti antiossidanti per limitare lo stress ossidativo.
Per quanto riguarda il latte e i fattori di crescita in esso contenuti, sono comunque necessari ulteriori studi di approfondimento in merito alla loro funzione di regolazione metabolica.


Fonti:

Melnik et al. Nutrition Journal 2013, 12:103
http://www.nutritionj.com/content/12/1/103
Milk is not just food but most likely a genetic transfection system activating mTORC1 signaling
for postnatal growth. Bodo C Melnik, Swen Malte John and Gerd Schmitz
Image Courtesy of Marine/FreeDigitalPhotos.net